I palchi del Teatro Fraschini
Lo stato di proprietà dei palchetti è stato ricostruito analizzando la documentazione conservata nell’Archivio Storico Civico – Biblioteca Carlo Bonetta, per quel che riguarda la parte relativa al XVIII e al XIX secolo; nell’archivio conservato presso il Comune di Pavia per la parte più recente; all’Archivio di Stato di Pavia ed ai Musei Civici.
Attraverso tale documentazione è stato possibile ricostruire la storia di ogni singolo palco dal 1863 ad oggi, salvo casi particolari.
Il 1863 fu infatti l’anno in cui il Comune subentrò nella gestione del teatro, la cui proprietà era tuttavia ancora in mano ai discendenti dei quattro associati. Per altri palchetti, ovvero per quelli che erano di proprietà dei quattro Cavalieri e dove è stato possibile appurarlo, lo stato di proprietà risale direttamente al 1773. Occorre ricordare che tramite il manifesto di vendita dei palchi, i palchi di proscenio e controproscenio erano riservati ai Cavalieri Associati e all’Impresario.
Per i palchi restanti risulta difficile risalire ai proprietari originari in quanto, per il periodo riferito alla gestione privata del teatro, 1773-1863, non esiste alcun tipo di documento utile, almeno per quel che riguarda gli archivi controllati.
Da quel che alcune cronache riferiscono, con il manifesto di vendita dei palchi, approntato prima dell’apertura del teatro, molti palchi rimasero invenduti.
Per alcuni resta imprecisata la data dell’esproprio ad opera del Comune che deve comunque essere riferita alla fine degli anni ottanta, durante l’ultimo restauro complessivo. Dove è stato possibile sono state inserite le indicazioni riguardanti i passaggi di proprietà, la data, il notaio, la segnatura dell’atto, ed altri elementi utili ai fini della ricerca.
In tutti i documenti citati, l’atto di vendita comprendeva, oltre il palco, il camerino, tutti gli addobbi e gli arredi in esso presenti.
Ad ogni scheda indicante lo stato di proprietà è collegata quella degli interventi di conservazione e di restauro del singolo palco, con indicazioni circa la fattività delle opere ed i relativi tasselli
(i più significativi), eseguiti nei mesi di maggio-giugno 2001 (cfr. “Restauri” dal menù principale).
Nelle schede la numerazione dei singoli palchi si attiene a quella anticamente utilizzata e non a quella oggi in uso – di più recente utilizzo; questo si deve sia ad un fatto di comodità, in quanto tutte le fonti citano i palchi con questa denominazione, sia perché pareva più coerente utilizzare l’antica formula adottata dagli stessi palchettisti. Nei testi, quindi, la numerazione odierna è stata indicata con un numero tra parentesi, (sempre nelle schede, i palchi possono essere individuati con una forma abbreviata: 9, Idx indicherà il palco n°9, I ordine a destra)
DISPOSIZIONE DEI RETROPALCHI NEL TEATRO DEI QUATTRO CAVALIERI
Come si può osservare dalla pianta, i camerini dei palchi di sinistra (colore scuro) non erano posizionati nello stesso modo di quelli di destra (colore chiaro), ovvero alle spalle del relativo palco, ma erano quasi tutti confinati nel lato est.
A causa di questa scomodità, i palchettisti che avevano il loro palco sul lato sinistro pagavano un affitto minore rispetto ai palchettisti di destra. (cfr. “Manifesto di vendita dei palchi” in L. De Silvestri, Civico Teatro Fraschini di Pavia, 1938)
Non potendo sviluppare il teatro in direzione sud, per la presenza di muri perimetrali di edifici di proprietà privata, tutte le strutture di servizio vennero realizzate nel lato nord del fabbricato.
È probabilmente da riconoscersi in questa estrema ala nord l’elemento di congiunzione tra il teatro e l’albergo citato da una sola guida ottocentesca. (cfr. E. Giardini, Memorie topografiche dei cambiamenti avvenuti e delle opere state eseguite nella R. città di Pavia, 1830)
I retropalchi sono stati abbattuti durante gli ultimi restauri per poter creare i percorsi verso le uscite con le scale di sicurezza.
Legenda
Retropalchi di sinistra Retropalchi di destra
FOTOGRAFIE DEGLI ACCESSI AI RETROPALCHI
Le fotografie sono state scattate agli inizi dei lavori del 1985 dal fotografo Cantalupi, incaricato dalla direttrice dei Musei Civici, dott.sa Donata Vicini.