L’architetto Antonio Galli da Bibiena

Pianta del Teatro delli Quattro Cavalieri associati in Pavia
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Antonio Galli da Bibiena

Antonio Galli da Bibiena

Nel panorama degli studi bibieneschi [si veda il saggio di L. Giordano, Il teatro dei Quattro Cavalieri e la presenza di Antonio Galli Bibiena a Pavia, in Bollettino d’Arte, Pavia, 1975] la personalità di Antonio Galli, (Parma, 1697 – Milano, 1774) stenta a trovare una propria individualità, sia per la presenza, accanto al suo nome, di altre più prestigiose figure, sia per l’obiettiva difficoltà che si presenta ogni volta che nel vasto e disperso corpus di disegni, bozzetti e scenografie della famiglia, si tenti di precisare l’apporto originale di Antonio.

Ben più proficui sono stati i contributi intesi a precisare la fisionomia storica ed artistica di Antonio, figlio del più famoso Ferdinando, nel campo dell’attività architettonica, mentre lo studio monografico di alcuni tra i teatri superstiti a lui dovuti, come quelli di Bologna e di Mantova, ha fornito le tessere indispensabili per comprendere la posizione del Teatro dei Quattro Cavalieri nel quadro dello sviluppo dell’organismo teatrale italiano nella seconda metà del XVIII secolo.

Antonio discendeva da una antica famiglia, della quale pare doversi ravvisare il capostipite in un fiorentino, Galli (podestà di Bibiena nella prima parte del secolo XVII) da cui nacque Giovanni Maria, detto Fontaniere, che, vissuto tra il 1625 e il 1655, diede vita alla nota generazione di architetti. Il soprannome lo fornì Albani, presso la cui bottega imparò il mestiere, per la particolare predilezione che mostrava nel dipingere acque, mari e fonti. Ebbe tre figli: Maria Oriana, pittrice, Ferdinando, uomo di vasti interessi culturali nonché scenografo, architetto, didatta e Francesco, anch’esso scenografo e architetto.

“ A . Sua . Altezza . Reale / il . Serenissimo . Arciduca / FERDINANDO / d’Austria / Principe . Reale. di . Ungheria . e . Boemia. / Governatore. e . Capitano. Generale . / Della Lombardia . Austriaca . / Amatore . delle . Scienze. / Mecenate . delle . Belle . Arti . / Questi . Disegni . / del . Nuovo . Teatro . di . Pavia . / Opera . del . Cav. Antonio . Galli . Bibiena . / LI . QUATTRO . CAVALIERI . COMPADRONI . / Dedicano . / e. / Consacrano ”

“Disegni del Nuovo Teatro …”
cartella dei disegni originali dell’architetto A. Galli, 1773

L’interesse per le costruzioni teatrali iniziò da questi due ultimi membri; da Ferdinando si generò il ramo più fecondo e più illustre: Alessandro, architetto, Giuseppe, scenografo e architetto teatrale, padre di Carlo, il nostro Antonio e Giovanni Maria, pittore e architetto.
Antonio nacque a Parma ed ebbe come maestri suo padre, Giuseppe del Sole, Felice Torelli e M. A. Franceschini [Per la vita dell’artista si veda il saggio di G. Maggi, Il Teatro si racconta, Pavia, 1994, p.11]. All’età di diciotto anni lavorò con il padre, occupato in una serie di scenografie per il teatro di Fano; nel 1720 era ancora accanto al padre, impegnato a Bologna a dipingere le scene per il Teatro Malvezzi.
Verso la fine del 1721, su invito del fratello Giuseppe, che era succeduto al padre nella carica di primo architetto e scenografo di corte, Antonio si trasferì a Vienna, ove operò prima liberamente poi, dal 1727 assunto come secondo ingegnere teatrale.
A Vienna, dove aveva sposato la figlia dello stuccatore Dantino Bussi, suo collaboratore, visse ed operò per circa trent’anni, oltre che come scenografo, anche come architetto, decoratore e quadraturista.
Nel 1748, congedatosi il fratello Giuseppe dal servizio presso la corte, Antonio divenne primo architetto imperiale.
Nella seconda metà del 1751, dopo essersi offerto per la costruzione del nuovo teatro di Bologna, rientrò in Italia.
La sua attività era ormai volta principalmente ai teatri e, dopo la costruzione del Teatro di Colle d’Elsa, andò a Firenze per abbellire il Teatro Della Pergola [per un approfondimento delle opere di Antonio in ambito toscano si veda il saggio di E. Garbero Zorzi, in I Galli Bibiena – Una dinastia di architetti e scenografi, Atti del Convegno, Bibbiena, 26-27 maggio 1995, Bibbiena, 1997]; dopo una sosta a Pistoia nel 1755 si spostò finalmente a Bologna, dove creò il suo capolavoro: il Teatro Comunale, esperienza definitiva che si fece presto sentire anche nelle strutture e nelle decorazioni del teatro pavese, ultima sua opera.
Dopo aver costruito il Teatro Rossini di Lugo e aver dipinto delle scene per Parma, riprese la sua attività di affrescatore realizzando nel Palazzo del Governo di Forlì gli affreschi monocromi noti con il titolo di “gesta forlivesi”. Dipinse ancora scene per Reggio Emilia e nel 1767 fu a Mantova per contrattare il rifacimento del Teatro dell’Accademia dei Timidi, con una sorta di appalto al quale non poté tener fede e che lo costrinse ad abbandonare l’impresa dopo due anni.
La cronologia ufficiale delle opere di Antonio, fa risalire al 1772 gli affreschi della cupola, nell’atrio della S.S. Annunziata di Leghorn e al 1773 il teatro di Pavia, anche se è noto che i lavori iniziarono nel 1771.